martedì 9 aprile 2013

ll rumore di un rossetto. Un esperimento percettivo


Uno degli aspetti fondamentali del design, che raramente viene preso in considerazione durante il processo progettuale, è il suono, ovvero la dimensione invisibile degli oggetti quotidiani.

Ma il suono è tutt'altro che invisibile.

Il rumore che produce un oggetto quando lo apriamo, chiudiamo, ruotiamo o clicchiamo, crea in noi delle risposte percettive che possono aumentare o diminuire la gradevolezze dell'esperienza nell'uso dell'oggetto stesso.
Molto spesso noi designer consideriamo i suoni degli oggetti , quelli analogici, come inevitabili effetti delle azioni che si compiono sugli oggetti.
In questi ultimi decenni, grazie alla dilagante disponibilità di sensori, attuatori e microprocessori a basso costo possiamo permetterci di pensare alla dimensione sonora degli oggetti, con la stessa libertà con cui si pensa alla forma, ai colori e ai materiali.
Assistiamo, dunque, alla digitalizzazione di un suono analogico applicato ad un oggetto tecnologico. Per fare un esempio basta pensare al rumore del blocca tasti dell'iphone o a quello della rotella dell'ipod.

Ovviamente il packaging di un rossetto non essendo un prodotto digitale (non ancora per lo meno) riprodurrà un suono che sarà strettamente collegato alla forma del tipo di chiusura e al materiale scelto, che risulteranno essere poi le 3 componenti fondamentali (oltre al colore) che guideranno l'utente nella scelta di un prodotto piuttosto che di un altro.

Ho analizzato il rossetto in quanto oggetto feticcio di noi donne, oltre ad essere un prodotto che generalmente, non è destinato a stare nella mensola del bagno ma che volentieri portiamo in borsetta e mostriamo.

Ho deciso, così, di fare un piccolo test ad amici e parenti:

ho scelto 6 tipi di rossetti diversi come brand, materiale e forma, e li fatti scegliere in base alla gradevolezza del rumore durante l'apertura e chiusura seguendo tre step percettivi. Inizialmente ad occhi chiusi e senza toccare l'oggetto (quindi senza l'ausilio di vista e tatto), in seguito solo con il tatto, potendo, quindi, apprezzare la forma, la gestualità dell' aprire e chiudere l'oggetto, il peso, e il calore del materiale; infine tramite la vista per completare la performance percettiva.

Da sinistra: Maybelline, Mac, Shiseido, Lancome, Dolce e Gabbana, Tom Ford

Il risultato durante i 3 step non è stato così diverso infatti:

tramite l'ausilio dei 3 sensi (vista, tatto, suono) il rossetto maggiormente apprezzato è stato quello di Lancome a pari merito con quello di Dolce e Gabbana, il primo per la forma che richiama i cosmetici delle nonne, sia per l'accuratezza dei dettagli e del materiale lucido e satinato; il secondo per la grandezza e la preziosità che evoca il colore del materiale.
Invece i risultati dello step 2 e 1 i risultati sono stati quasi unanimi. E' stato scelto quello di Dolce e Gabbana perché il rumore durante l'apertura e la chiusura è "ovattato, possente, robusto, forte".

Questo significa che la vista, senza dubbio, ha una sua rilevanza fondamentale nella scelta di un oggetto, ma che il rumore (accompagnato dalla gestualità) ha, anche in casi come questo che possono sembrare irrilevanti, una suo fattore decisionale che, in questo piccolo esperimento, è stato quasi unanime.

Una piccola nota: il rossetto di Tom Ford sebbene molto apprezzato per il rumore che faceva è stato scartato da molti per la grandezza e la forma troppo spigolosa che non lo rendeva piacevole da tenere in mano.